Uomo politico italiano. Amico di
Piero de' Medici, fu ambasciatore di quest'ultimo presso Carlo VIII (1493). Dopo
la cacciata dei Medici da Firenze, venne nominato gonfaloniere di giustizia
(1501) e gonfaloniere a vita (1502) della Repubblica fiorentina, carica che
ricoprì per dieci anni. Si deve a
S. la riforma dell'erario e
dell'ordinamento giudiziario, l'istituzione di una milizia stanziale (idea
accolta da Machiavelli) e la definitiva conquista di Pisa. L'errore di
S.
fu quello di accettare la richiesta di Luigi XII di Francia di convocare a Pisa
un concilio contro Giulio II: questa decisione determinò, infatti,
l'interdetto contro Firenze e l'alleanza del papa con i Medici. Nel 1521 i
sostenitori dei Medici marciarono contro Firenze e costrinsero
S. a
lasciare la carica di gonfaloniere. Condannato all'esilio,
S. si
trasferì dapprima a Siena, poi a Ragusa e infine a Roma, sotto la
protezione di Leone X, dove morì. Machiavelli ne stigmatizzò la
debolezza politica in un celebre epigramma in cui affermò che sarebbe
stato meritevole non dell'inferno, ma del limbo insieme ai bambini (Firenze 1452
- Roma 1522).